Nell’arco di quarant’anni esatti, tra il 1897 e li 1936, Luigi Pirandello (1867-1936) ha composto un numero considerevole di novelle che possono essere ascritte alla letteratura fantastica, grosso modo tra le venticinque e le trentacinque a seconda del significato più o meno rigoroso che attribuiamo a questa espressione.

I racconti fantastici di Pirandello coprono quasi per intero la sua attività di novelliere. Ci troviamo così di fronte ad una disposizione piuttosto stabile, dai primi esperimenti degli anni Novanta dell’Ottocento agli scritti degli anni Trenta (ritenuti dagli studiosi anche i più interessanti), con l’unica eccezione di una pausa tra il 1918 e il 1930.

Il fantastico dello scrittore siciliano a volte spaventa ma a volte fa soltanto ridere. Le tematiche del romanticismo nero e grottesco finiscono col convivere con quelle del folklore siciliano. Pirandello è, con ogni probabilità, il primo autore italiano ad aver sviluppato una poetica del fantastico non subordinata ai modelli stranieri.

Di fianco a questa prima cernita di novelle (oggetto di altra pubblicazione Intra: Luigi Pirandello, Novelle per un anno. I racconti fantastici, 2023) è poi possibile individuare un ulteriore gruppo di novelle nelle quali Pirandello effettua una vera e propria incursione nel soprannaturale e nell’occulto.

Le misteriose tematiche riguardanti lo ‘spiritismo’, diffusosi a macchia d’olio negli Stati Uniti d’America e in Europa dalla metà dell’Ottocento, non potevano che stimolare l’estro creativo dell’autore, che proprio da bambino era rimasto affascinato dai racconti sugli ‘spiddi’ narratigli dalla vecchia serva Maria Stella, al punto da incentrare su tale fascinazione alcune sue decisive opere. Ovviamente Pirandello non fu certamente il primo ad utilizzare simili spunti ispirativi: l’idea di riuscire a comunicare con l’aldilà esiste fin dai tempi più antichi. La letteratura ne ha accumulato testimonianze poetiche altissime: a molti, per esempio, è familiare l’episodio dell’Odissea nel quale Ulisse evoca dall’Ade la madre Anticléa. Nel Medioevo e nei secoli successivi furono in uso pratiche per comunicare con i defunti.

Gli esseri denominati ‘spiriti’ o ‘fantasmi’, propriamente manifestazioni del mondo dell’aldilà, con la loro apparizione rendono incerto il confine fra vivi e morti, e in quanto detentori di messaggi occulti diventano elemento cardine in opere letterarie di ampia fama

Il razionalismo sette-ottocentesco, demitizzando gli ‘spiriti’, li rese protagonisti dei racconti basati su storie di fantasmi, da Ernst Theodor Amadeus Hoffmann ad Edgar Allan Poe, ma sul versante opposto produsse il sorgere di una letteratura pseudo scientifica sul fenomeno, spinta dal desiderio di sperimentare un concreto contatto spiritico. Luigi Pirandello si mostrò favorevole all’approccio analitico e, in forme e contesti diversi, avvicinò più volte il fenomeno degli ‘spiriti’.

È in questo contesto che abbiamo selezionato sei novelle che – si spera – possano consentire al lettore di guardare al grande autore attraverso una lente prospettica molto particolare e, soprattutto, diversa da quella solitamente utilizzata.

In quello che è, forse, il racconto più celebre, La casa del Granella (1905), Pirandello utilizza il topos letterario della “casa infestata”. L’avvocato Zummo scopre che Tinina, figlia dei coniugi Piccirilli, è “un medium portentoso” e “convulso, coi capelli irti sulla fronte, atterrito e beato, poté assistere a tutte, o quasi, le manifestazioni più stupefacenti registrate e descritte nei libri da lui letti con tanta passione”. In questa novella del 1905 si parla di una casa infestata dagli spinti evocati involontariamente dalla figlia dei coniugi Piccirilli, gli affittuari. Il padrone, il Granella, li accusa di aver «infamato» la sua casa in quanto, sicuri di essere perseguitati dagli spiriti, erano fuggiti. L’avvocato Zummo si prepara alla discussione del caso prendendo tutte le informazioni necessarie: cominciando col leggere “una storia sommaria dello Spiritismo” per proseguire con le opere dei più grandi scienziati e sperimentatori italiani e stranieri ai quali verrà affiancato Allan Kardec, il “novello messia” dello spiritismo. Qualche critico ipotizza che tra le letture di Zummo ci sia stato anche un fortunatissimo libretto saggio dell’epoca, quello di Armando Pappalardo, Spiritismo, (1898) – peraltro pubblicato in tempi più recenti anche da Intra (2021).

Di certo l’avvocato Zummo può essere considerato una sua proiezione di Pirandello per la lettura di opere riguardanti il mondo dell’occulto e le indagini su di esso.

Nella novella Lo spirito maligno (1910) Carlo Noccia è a capo di un grande deposito di zolfo (evidenti i richiami autobiografici alla zolfara del padre di Pirandello, Stefano), ma l’ambiente spregiudicato porta anche lui, senza rendersene conto, a basse speculazioni economiche, virando in un attimo il corso della propria onesta e lineare esistenza:

«Il Noccia cominciò a credere allora all’esistenza d’un certo spirito maligno nato e nutrito dall’odio dall’invidia dal rancore, dai cattivi pensieri e insomma da tutto il male che ci vogliono i nostri nemici; uno spirito maligno che ci sta sempre attorno agile vigile e pronto a nuocerci, approfittando dei nostri dubbi e della nostra perplessità, con spinte e suggerimenti e consigli e insinuazioni che hanno in prima l’aria della più onesta saggezza, del più sennato consiglio, e che poi tutt’a un tratto si scoprono falsi e insidiosi, sicché tutta la nostra condotta appare all’improvviso agli occhi altrui ed anche ai nostri stessi sotto una luce sinistra, dalla quale non sappiamo più, come soprappesi, come sottrarci».

Come l’azione del “Genio Maligno” di René Descartes, esistono delle condizioni che operano in direzione contraria alle nostre intenzioni, ma che portano ugualmente a dei risultati per noi innominabili e scandalosi, quindi attribuiti all’azione di uno ‘spirito’.

Il breve atto unico All’uscita (1916), definito dall’autore “Mistero profano” e pensato per la lettura ma egualmente portato sulle scene (nel 1922), è incentrato sulle figure degli spiriti (“Apparenze”) dell’Uomo grasso, del Filosofo, della Donna uccisa e del Bambino dalla melagrana (antico simbolo di fertilità e quindi di rinascita). Questi ‘spiriti’, trovatisi all’uscita d’un cimitero, utilizzano il breve tempo concesso alla loro apparenza corporea prima della definitiva dissoluzione (secondo una ipotesi della Teosofia), per continuare a cercare un senso e una risposta alle situazioni che hanno vissuto prima di morire; illusioni necessarie a sopportare la vita stessa, che conosce momenti apparentemente gratificanti per l’Uomo grasso, tradotti in illusioni dal Filosofo che le considera prive di una giustificazione razionale, condannandosi, però, ad una infinita e vana ricerca.

Pirandello tornerà sul tema delle manifestazioni irrazionali e morbose nella sua ultima novella, Effetti d’un sogno interrotto (1936) costruita, col tocco surrealistico della sua ultima produzione (vicina alla temperie intellettuale degli anni della psicoanalisi di Freud e del cinema di Buñuel), intorno a un quadro seicentesco, la “Maddalena in penitenza”, raffigurante una bellissima donna intenta alla lettura, dai lunghi capelli fulvi e col seno scoperto, tela presente in una vecchia casa tenuta in consegna da un uomo che se ne disfa immediatamente quando il cliente di un antiquario vede nella “Maddalena” l’immagine esatta della moglie defunta.

© Edizioni Intra – Dall’Introduzione a Luigi Pirandello, “Storie di fantasmi”, Intra, 2023 – Tutti i diritti riservati.

Collana Mysteria

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